Mentre si cerca di fare il punto sullo stato di avanzamento delle grandi opere finanziate con i fondi PNRR – e si spera più che mai nella mai doma resilienza delle imprese italiane di costruzione, che hanno dimostrato nei decenni di riuscire a compiere dei veri miracoli progettuali ed esecutivi a tempi di record – lo scenario sullo stato di conservazione e di manutenzione degli stabili pubblici adibiti ad asili, scuole e università ci restituisce una fotografia impietosa.
Secondo il rapporto di Cittadinanzattiva appena pubblicato, che fa il punto sullo stato dell’edilizia scolastica nel suo complesso – a partire dai dati ufficiali esistenti – quello che si presenta dinnanzi a noi è la consueta e preoccupante rassegna degli “orrori”. 69 crolli strutturali avvenuti solo nel corso dell’ultimo anno (dati settembre 2023-settembre 2024). Una cifra mai vista negli ultimi sette anni che va di pari passo con delle lacune molto gravi che riguardano la mancanza di certificati imprescindibili, come quello di agibilità (il 59% degli edifici non lo possiede) e di prevenzione incendi (mancante nel 57,68% dei casi).
Come se non fossero già sufficienti questi dati per farci preoccupare sullo stato di protezione e sulla sicurezza dei nostri figli, il rapporto segnala che il 41,50% degli edifici scolastici non è sottoposto a collaudo statico, un controllo essenziale per garantire la stabilità strutturale. Condizioni particolarmente allarmanti se si considera che in Italia oltre 17.000 scuole si trovano in aree ad alto rischio sismico, classificate come zone 1 e 2.
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Il rapporto contiene anche un capitolo dedicato all’aggiornamento circa gli interventi previsti dal PNRR su questa materia. Le risorse destinate dal PNRR all’edilizia scolastica, ai servizi 0-6 e alle aule 4.0 dopo la rimodulazione ammontano ad oltre €12 miliardi. Sebbene la cifra possa sembrare alta, le risorse a disposizione saranno comunque insufficienti per raggiungere gli obiettivi iniziali, con meno edifici coinvolti rispetto a quanto previsto. Quel che è chiaro è che non si può affidare a questa pur grande opportunità rappresentata dai fondi europei l’intera programmazione strutturale di interventi di manutenzione che attendono in alcuni casi da decenni di essere attuati.
“Certamente il PNRR offre un’opportunità preziosa per determinare un cambiamento
significativo nell’edilizia scolastica del nostro Paese, se non sul totale degli oltre 40.000
edifici statali almeno su una significativa parte di essi – si legge nel rapporto – È una occasione da non perdere ed alla quale dare il nostro apporto come organizzazione civica che da più di venti anni si occupa di tale ambito, per rendere effettivo ed esigibile il diritto alla sicurezza degli studenti e del personale della scuola. Ma è altrettanto vero che occorre guardare già ora al post PNRR, non solo in relazione alla gestione delle nuove strutture, con personale educativo da trovare e formare e alla cosiddetta spesa corrente, come nel caso di asili nido e scuole dell’infanzia, ma, soprattutto, in relazione alla continuità dei fondi da garantire all’edilizia scolastica, indipendentemente dai Governi in carica se si vuole davvero capovolgere, in meglio, la situazione delle nostre scuole, rendendole non solo sicure ma accessibili, ecosostenibili e belle”.