Quattro decreti per quattro regioni d’Italia. Il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica destina 210 milioni di euro ad opere strategiche per contrastare il rischio idrogeologico in determinate aree del Paese. Vengono individuate, per ognuna delle quattro regioni (Emilia-Romagna, Lazio, Abruzzo e Umbria) le opere ritenute prioritarie, complessivamente 59. Le somme sono così distribuite: 75 milioni all’Emilia-Romagna, 69,9 al Lazio, 36,1 all’Abruzzo e 30,2 all’Umbria.
Gli interventi previsti
Per quanto riguarda l’Emilia-Romagna (regione troppo spesso alla cronaca recentemente per gli enormi disagi che gli eventi climatici stanno causando alla popolazione e alle infrastrutture) l’importo finanziato dal Ministero riguarda 15 interventi. Il più rilevante è a Sala Baganza, e riguarda la messa in sicurezza della città di Parma e del nodo idraulico di Colorno, con 20,8 milioni di euro che si aggiungono ai fondi previsti da precedenti programmazioni e al finanziamento regionale. Tra le altre opere, menzioniamo la messa in sicurezza del torrente Tiepido nel bacino del Panaro a Castelnuovo Rangone (12,7 milioni), gli interventi sugli argini a Goro e Comacchio (7,5 e 7,2 milioni) e il secondo stralcio del completamento di interventi per la parete sud della Rupe di San Leo (3,4 milioni).
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Nel Lazio sono previsti 20 interventi per un totale di quasi settanta milioni di euro, l’importo economico più elevato riguarda il consolidamento della parete rocciosa della Santissima Trinità a Vallepietra (RI) del valore di 18 milioni e la messa in sicurezza idraulica della zona urbana del Torrino, nel comune di Roma.
Anche in Abruzzo sono 20 le opere a programma, finanziate per 36,1 milioni, di cui sette destinati a Pineto (TE) per l’intervento di riduzione del rischio idraulico e recupero dell’ecosistema fluviale del fiume Vomano.
L’Umbria sarà interessata infine da quattro interventi, destinati a Foligno (26,7 complessivi per due opere), Massa Martana e Montecastrilli.
“Il ministero continua a lavorare con grande impegno sul tema del contrasto al dissesto idrogeologico, con importanti stanziamenti economici che si aggiungono a molte misure di efficiente governance, come quelle più recentemente individuate nel decreto ambiente che rafforzano i poteri dei Presidenti di Regione nel loro ruolo di Commissari Straordinari – commenta il ministro del MASE Gilberto Pichetto Fratin – I decreti odierni ci permettono di avviare e proseguire opere necessarie per la sicurezza dei territori”.
Quattro decreti, posson bastare?
Ci auspichiamo che questo finanziamento venga affiancato da una programmazione che prenda in considerazione la complessità del rischio che ci troviamo a correre, in Italia come nel resto del mondo, per altro, a fronte di eventi climatici che non danno più l’impressione di poter essere previsti, per lo meno nella manifestazione estrema della violenza con la quale si abbattono sul territorio.
La scorsa settimana il capogruppo del PD in commissione Ambiente alla Camera, Marco Simiani si era espresso molto nettamente a riguardo della legge di bilancio e delle risorse (mancanti) indirizzate all’interno della stessa proprio al tema del rischio idrogeologico, che vengono rinviate al 2027. “Non troviamo alcuna risorsa per contrastare il dissesto idrogeologico o interventi per affrontare gli effetti nefasti dei cambiamenti climatici – afferma il politico – Ad esempio, a fronte della richiesta da parte del ministro dell’Ambiente di una dotazione di 2,5 miliardi di euro per l’attuazione dei programmi triennali delle Autorità di Bacino, in aggiunta alle risorse della nuova programmazione degli Fsc e alle dotazioni già iscritte in bilancio, si registrano solo tagli lineari agli stanziamenti già esistenti. Meno risorse su mitigazione del rischio idrogeologico e sulle spese delle Autorità di bacino; sui contributi alle regioni e ai comuni per la messa in sicurezza del territorio e degli edifici. Tagli indiscriminati proprio sulla prevenzione del dissesto idrogeologico, in un territorio sempre più fragile e interessato da continue emergenze”.
Anche Irene Priolo, presidente facente funzioni della regione Emilia-Romagna, aveva espresso forte preoccupazione a riguardo, sottolineando come il biennio 2025-2026 sia il periodo “più caldo” per avviare gli interventi strutturali necessari per mettere in sicurezza il territorio. “Abbiamo bisogno di risorse adesso”, ha dichiarato.
Noi, che cerchiamo sempre di dare una chiave di lettura critica alle notizie che ci colpiscono per rilevanza di settore e risonanza a livello nazionale, vogliamo portare all’attenzione del lettore alcuni dati (Ispra), che provengono dal “Rapporto sul dissesto idrogeologico in Italia: pericolosità e indicatori di rischio”, edizione 2021. Da questo report emerge che il 93,9% dei comuni italiani è a rischio per frane, alluvioni e/o erosione costiera, che il 18,4% del territorio nazionale è classificato a maggiore pericolosità per frane o alluvioni, che 1,3 milioni di abitanti sono a rischio frane e che 6,8 milioni di abitanti sono a rischio alluvioni nello scenario a pericolosità idraulica media.
Le regioni con i valori più elevati di popolazione a rischio frane e alluvioni sono Emilia-Romagna, Toscana, Campania, Veneto, Lombardia e Liguria. Se volete approfondire il rapporto è disponibile dal sito dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, a questo link.