Heidelberg Materials ha avviato lo studio di fattibilità del progetto di decarbonizzazione della cementeria di Rezzato-Mazzano, in provincia di Brescia, che potrebbe diventare il primo impianto in Italia a produrre localmente cemento a impatto zero di CO2. Nella giornata di sabato 21 settembre è stato possibile visitare il sito produttivo bresciano in occasione della giornata Porte Aperte organizzata da Federbeton insieme alle aziende parte della filiera di cemento e calcestruzzo.
Il Gruppo Heidelberg Materials, che nel 2016 ha acquisito la storica azienda italiana Italcementi, sta investendo molto nello studio e nell’applicazione a livello industriale delle tecnologie di cattura della CO2. Un esempio tangibile dello sforzo innovativo del gruppo è rappresentato dall’impianto di Brevik, in Norvegia. Questo sito diventerà nel corso del prossimo anno, 2025, la prima cementeria a livello mondiale a produrre un cemento net-zero, grazie alla cattura dell’anidride carbonica attraverso la tecnologia delle ammine e al suo stoccaggio nelle profondità marine al largo della Norvegia.
Oltre all’impianto di Brevik, il gruppo ha avviato altri percorsi verso la decarbonizzazione di
siti produttivi in Europa e Nord America. Quello di Rezzato-Mazzano aprirebbe una nuova prospettiva per la produzione a livello nazionale di materiali per le costruzioni sostenibili a bilancio carbonico neutro. Si tratta di un progetto sfidante e impegnativo, non solo a livello tecnologico ed industriale ma anche finanziario, per il quale sarà indispensabile il supporto di una strategia nazionale con cui stabilire sinergie nonché un importante sostegno di finanziamenti pubblici nazionali ed europei.
Come funzionerà il progetto di decarbonizzazione
Il completamento del processo di decarbonizzazione prevede l’utilizzo o lo stoccaggio della CO2 catturata (CCU/S). Nell’ambito delle opportunità di stoccaggio, una novità positiva e di rilievo è rappresentata dell’avvio della fase 1 del progetto “Ravenna CCS”, realizzato dalla joint venture paritetica Eni-Snam. Questo traguardo apre nuovi possibili scenari anche per il progetto di Rezzato-Mazzano, che potrebbe partecipare ai futuri processi di conferimento delle capacità di trasporto e stoccaggio della CO2 nei giacimenti di gas esauriti al largo di Ravenna. A questo proposito, Heidelberg Materials ha avviato interlocuzioni con Eni e Snam per una valutazione tecnica preliminare.
La CCS (Carbon Capture Storage) è una leva fondamentale per raggiungere gli ambiziosi obiettivi di decarbonizzazione europei e nazionali e diventa cruciale nell’ambito dei cosiddetti settori “hard-to-abate” – ovvero quelli in cui è difficile abbattere le emissioni – per il massimo contributo alle azioni di mitigazione del cambiamento climatico entro il 2050.
La cattura della CO2 proveniente dal processo di produzione e il successivo sequestro in siti di stoccaggio permanente e sicuro, come quelli sotto il fondale marino, offre, infatti, un grande potenziale per i settori, come quello della produzione del cemento, dove due terzi delle emissioni di CO2 sono legate alla chimica del processo produttivo.
Grazie alle competenze acquisite nei propri progetti CCU/S (Carbon Capture
Utilization/Storage) già lanciati e a un ambizioso programma Net zero, Heidelberg Materials potrà essere un soggetto fondamentale per garantire un prezioso impulso allo sviluppo di questo settore in Italia.
Entro il 2030, attraverso i propri progetti CCUS, Heidelberg Materials punta a catturare 10 milioni di tonnellate di CO2. Di recente, Heidelberg Materials ha presentato evoZero, il primo cemento Net zero carbon captured al mondo, che raggiunge un’impronta Net zero grazie all’applicazione virtuosa della tecnologia di cattura della CO2 presso la cementeria Heidelberg Materials di Brevik in Norvegia, che sarà stoccata al largo delle coste della Norvegia.