Con la ripresa delle scuole ritorna il tema, sempre più preoccupante, relativo alla sicurezza degli edifici scolastici italiani. Ad un anno dall’ultimo monitoraggio, la situazione non sembra essere migliorata, e la Federazione Nazionale delle Costruzioni (Federcepicostruzioni) rilancia l’allarme in un comunicato stampa che delinea lo stato generale delle profonde lacune strutturali degli edifici adibiti alla scolastica.
Nonostante le ingenti risorse stanziate grazie al PNRR, ben 12,4 miliardi, a cui vanno sommati 914,4 milioni provenienti da altre fonti di finanziamento, le scuole italiane versano in condizioni a dir poco fatiscenti.
“La maggior parte dei 40.293 edifici scolastici italiani è vecchia, fatiscente, insicura”, si legge nel comunicato, “il 57,9% delle strutture in cui oggi si svolgono attività didattiche, è addirittura priva del certificato di agibilità e, per il 54,92%, del certificato di prevenzione incendi.
Per circa un quarto degli edifici scolastici (10.571, il 26%) è problematico risalire al periodo di costruzione. Gli edifici costruiti prima del 1976 sono comunque 16.794, pari al 42% del totale.
Il 41,4% dei plessi scolastici è privo di collaudo statico.
Le regioni con una percentuale più elevata di edifici non in regola sono Lazio (12,21%), Calabria (18,75%) e Sardegna (22,81%)”.
Se si guarda all’età media di un istituto scolastico nazionale, la cifra che emerge si attesta attorno ai 53 anni. Edifici che per la maggior parte dei casi mancano anche dei più basilari interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, problematica da imputare anche e forse soprattutto allo scarso interesse delle amministrazioni competenti, oltre che alla mancanza di risorse, che spesso restano nei “cassetti”, con il rischio di venire revocate o riassegnate ad altre misure.
“Siamo lontanissimi – commenta il presidente di Federcepicostruzioni, Antonio Lombardi – finanche dal raggiungimento della metà degli obiettivi concordati. È evidente che, in una situazione del genere, il timore che le risorse possano essere revocate o convogliate su altre misure, è estremamente elevato. Con tutto quanto ne conseguirebbe per i nostri ragazzi e per le nostre scuole. Continuare a svolgere attività didattica in strutture così vecchie, fatiscenti, insicure, energivore, tecnologicamente arretrate è il peggiore messaggio che possiamo trasmettere ai nostri figli e alle giovani generazioni. Occorre uno scatto di orgoglio di tutta la classe politica affinché si attivino con estrema urgenza tutte le risorse disponibili, e non sono poco, per la realizzazione di nuove scuole o per la messa in sicurezza di quelle esistenti”.