In vista della conversione in legge del Decreto-Legge 16 luglio 2020, Federbeton, rappresentativa del comparto produttivo del cemento e del calcestruzzo, torna ad interloquire con i rappresentanti dell’esecutivo, esprimendo le proprie considerazioni in una lettera inviata al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Ministro dello Sviluppo Economico, al Ministro dell’Economia, al Ministro delle Infrastrutture e al Ministro dell’Ambiente.
Cemento e calcestruzzo sono materiali indispensabili per le costruzioni e in particolare per le infrastrutture. È quindi impossibile pensare a un piano di infrastrutturazione del Paese, viatico per il rilancio economico e la competitività, senza tener conto di una filiera il cui andamento impatta su un ampio ventaglio di ambiti economici e produttivi.
Il recente Decreto Semplificazioni ha sicuramente il merito di riportare gli investimenti in infrastrutture al centro dell’azione di Governo. Grazie ai provvedimenti che si apprestano a diventare legge e, auspicabilmente, attraverso la canalizzazione delle risorse europee, la filiera si trova nelle condizioni di dare il proprio contributo al rilancio del Paese e di guardare con maggiore fiducia al futuro.
«In linea con l’approccio propositivo e concreto che ci ha sempre contraddistinto, desideriamo prendere parte attiva al dibattito sul futuro del Paese: proprio questo momento di grave difficoltà ci offre la possibilità di pensare in maniera lungimirante a come indirizzare gli investimenti che oggi ci troviamo a pianificare. Rigenerazione urbana, infrastrutture resilienti e sostenibili dovranno essere gli obiettivi qualificanti dei nuovi investimenti. Il Paese ha urgente bisogno di strade, ponti, scuole, ospedali sicuri, sostenibili ed efficienti, coerenti quindi con quel Green New Deal che rappresenta il futuro dell’economia europea», commenta Roberto Callieri, Presidente di Federbeton.
Per rendere ancor più efficace il provvedimento, Federbeton avanza alcune proposte in vista dell’avvio dell’iter di conversione del Decreto.
Tempi di pagamento: un problema aperto
Il DL Semplificazioni, con l’obiettivo di rilanciare le opere pubbliche, si concentra sui tempi di realizzazione delle gare. Restano però da porre in essere misure per ridurre i tempi di pagamento degli operatori che lavorano a valle dell’impresa aggiudicataria della gara e che rendono, di fatto, possibile la conclusione dei lavori. In questo momento critico, di ripartenza dei cantieri, sono proprio queste le imprese maggiormente esposte a stress finanziario.
L’impresa di costruzioni è infatti solo uno dei tasselli del ciclo produttivo. L’auspicio è, dunque, che nei prossimi interventi normativi – finalizzati alla semplificazione e accelerazione degli investimenti in infrastrutture – trovi maggiore spazio la tutela degli operatori che sostengono e indirettamente finanziano, con i propri materiali e prodotti, la realizzazione di grandi e piccole opere.
Le proposte
Affinché le potenzialità del comparto possano tradursi in una reale opportunità di ripartenza occorrono azioni efficaci di supporto, che Federbeton ha portato all’attenzione dei decisori istituzionali, con una lettera inviata al Presidente del Consiglio e ai Ministri competenti.
Supportare la liquidità delle imprese
- Escludere la possibilità di negoziare dilazioni di pagamento superiori a 60 giorni, per tutte le transazioni sottoposte a tracciabilità nelle opere pubbliche.
- Stabilizzare e sensibilizzare alcuni elementi già inseriti nell’attuale codice degli appalti. Tra gli altri, il pagamento diretto da parte delle stazioni appaltanti in caso di inadempimento e rendere più solida e al tempo stesso celere la verifica prevista dei pagamenti delle fatture in occasione della liquidazione degli stati avanzamento lavori.
- Verificare che le risorse erogate dalla stazione appaltante restino al servizio dell’opera.
- Assicurare che le risorse fluiscano velocemente lungo la filiera dei subappaltatori, dei fornitori fino ai subfornitori.
- Prevedere che una parte del maxi-anticipo allo studio per il Dl semplificazioni, fino al 30%, all’atto di aggiudicazione, venga distribuita alla catena di approvvigionamento che deve, spesso, allestire dei siti produttivi ad hoc.
Investire in infrastrutture
Federbeton chiede il rilancio degli investimenti pubblici. Una voce di spesa dimostratasi produttiva e che, nel medio termine, è in grado di autofinanziarsi abbattendo il rapporto tra debito pubblico e prodotto interno lordo. L’ultima Legge di bilancio per il 2020, tuttavia, prevedeva per l’anno in corso 860 milioni di euro di investimenti in meno rispetto a quanto previsto dalle precedenti manovre.
In tema di sicurezza e ambiente, la filiera propone:
- privilegiare l’utilizzo del calcestruzzo nella realizzazione di pavimentazioni in galleria. Questo materiale è infatti capace di comportarsi in maniera più efficace in caso di incendio, non essendo combustibile e non rilasciando sostanze tossiche. Anche dal punto di vista ambientale, il calcestruzzo grazie al proprio colore chiaro permette di ridurre la dotazione necessaria per l’illuminazione delle gallerie e, conseguentemente, i livelli di CO2 emessi;
- rispondere al bisogno di manutenzione e ripristino delle infrastrutture, attingendo al patrimonio di competenze e innovazione proprio della filiera del cemento e del calcestruzzo.
Semplificare il ricorso a combustibili alternativi
Il Green New Deal pubblicato dalla Commissione UE impegna gli Stati membri a raggiungere la neutralità climatica al 2050. È, perciò, urgente procedere con interventi che sblocchino, a livello autorizzativo e burocratico, la transizione verso un grado sempre maggiore di sostenibilità. L’utilizzo di combustibili alternativi contenenti biomassa in sostituzione delle fonti fossili, come il CSS (Combustibile Solido Secondario), è uno dei principali, se non il più efficace, strumento a disposizione dell’industria del cemento per ridurre, in tempi brevi e compatibili con gli obiettivi di decarbonizzazione fissati dalla UE, le proprie emissioni di CO2.
Nel 2018 sono state co-incenerite circa 390.000 tonnellate di combustibili alternativi (pari ad un tasso di sostituzione del 19,7% a fronte del 46% medio europeo), a cui ha corrisposto un totale di circa 280.000 tonnellate di CO2, evitata grazie alla biomassa contenuta in tali combustibili alternativi (considerata carbon neutral).
Il CSS-Combustibile ovvero il CSS che ha cessato di essere rifiuto poiché rispondente ai requisiti del decreto end of waste sul CSS n. 22/2013 e per questo considerato a tutti gli effetti un prodotto, ha rappresentato una quota irrisoria di questo totale: circa 8.400 tonnellate, pari a poco più del 2%.
- È necessario pertanto semplificare l’iter autorizzativo per l’uso del CSS-combustibile. Questo passaggio di semplificazione consentirebbe di:
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- Ridurre le emissioni di CO2 grazie alla biomassa presente nel combustibile – carbon neutral;
- chiudere il ciclo dei rifiuti sottraendo quella parte che altrimenti sarebbe destinata alla discarica o alla termovalorizzazione o all’export, riducendo di conseguenza la tariffa rifiuti a carico dei cittadini.