Il calcestruzzo è sostenibile e può essere il futuro delle costruzioni mondiali? La risposta è sì e a darla con la massima convinzione è Roberto Callieri, presidente di Federbeton dal 22 giugno 2018 e predatore di una storia a venire ancora tutta da scrivere per il materiale protagonista delle infrastrutture e dell’edilizia degli ultimi 120 anni. In una lunga intervista rilasciata al quotidiano “La Repubblica”, Callieri ha parato di opere costruite in calcestruzzo che “fanno parte della nostra vita da sempre, realizzati con materie prime naturali, perfettamente coerenti con i principi dell’economia circolare e dello sviluppo sostenibile”, che offrono “la possibilità di utilizzare materiali riciclati e di riciclare a sua volta il calcestruzzo a fine vita”.
Sostenibilità vuole dire per Callieri non dimenticare mai “la durabilità” che è alla base della scelta del calcestruzzo come materiale privilegiato dalle costruzioni moderne, con un grado di mantenimento delle prestazioni che comporta “interventi di manutenzione nettamente inferiori rispetto ad altri materiali”. La ricerca poi ha portato alla nascita di “calcestruzzi in grado di assolvere da una parte compiti nuovi (drenare l’acqua, autoripararsi, emettere luce, accelerare la decomposizione degli inquinanti) e, dall’altra, capaci di coniugare le eccezionali prestazioni meccaniche con un ridotto impatto ambientale. Oggi esistono calcestruzzi con una resistenza meccanica tale da permettere di realizzare elementi strutturali particolarmente snelli, a parità di carico da sostenere, riducendo così le quantità di materia prima impiegata”.
Il futuro del calcestruzzo, secondo Callieri, sarà ancora più ambizioso, nell’ottica della “riduzione delle emissioni di CO2”, con un “impegno delle aziende (a livello nazionale, ndr.) di oltre 110 milioni di euro investiti nel triennio 2017-2019 in tecnologie innovative a favore dell’ambiente e della sicurezza. In termini di risultati concreti parliamo, fra l’altro, di un taglio delle emissioni pari a oltre 311 mila tonnellate di CO2 nel 2019″, grazie al contributo della “biomassa presente nei combustibili alternativi utilizzati negli stabilimenti di produzione del cemento“. Purtroppo, prosegue Callieri nell’intervista rilasciata a Claudio Gerino, “i dati raccolti nel Rapporto di Sostenibilità 2019 di Federbeton mostrano chiaramente il divario fra i vantaggi potenzialmente ottenibili con le tecnologie e il know how attuali e i risultati reali, limitati dal quadro generale poco favorevole. Nel caso dei combustibili di recupero, ad esempio, l’industria italiana esprime un tasso di sostituzione del 20,3%, in un contesto europeo dove la media è del 47%. In realtà gli impianti, dal punto di vista tecnologico, sono già attrezzati per sostenere un tasso pari almeno al 50%”.