Siamo in Arabia Saudita, il più grande stato arabo dell’Asia Occidentale, dove è in corso una vera e propria rivoluzione architettonica e urbanistica, sotto la guida ambiziosa del principe Mohammed bin Salman.
Nel contesto maestoso del progetto avveniristico di Neom, destinato a diventare la più grande smart city al mondo, dotata di infrastrutture futuristiche, in un sistema autonomo rispetto al governo, con proprie tasse, leggi e un sistema giudiziario indipendente, almeno secondo quanto si apprende dalle informazioni che arrivano dalla stampa internazionale, sono attualmente impegnati alcuni dei più importanti contractor internazionali, nei numerosi cantieri che stanno interessando la regione di Tabuk, a nord del Mar Rosso.
Con un investimento stimato di 1 trilione di dollari, Neom mira a ridurre la dipendenza economica del paese dal petrolio e, contemporaneamente, a rappresentare l’esempio di “città del futuro”. Il suo completamento è previsto per il 2025, coprendo un’area di 26.500 km² lungo la costa.
La metropoli sarà divisa in 10 regioni, di cui quattro già in fase di sviluppo. Sindala, un’isola artificiale, dovrebbe aprire entro quest’anno, offrendo un’esperienza turistica tra barriere coralline e relitti marini. The Line, una smart city lunga 170 km, priva di auto e circondata da muri a specchio, ospiterà 9 milioni di persone. Oxagon sarà un complesso industriale galleggiante, mentre Trojena diventerà un complesso turistico destinato agli sport invernali, che accoglierà i Giochi Invernali Asiatici del 2029.
Tuttavia, dietro la facciata futuristica emergono criticità. L’ONU ha sollevato preoccupazioni riguardo alle tribù nomadi costrette ad abbandonare le loro terre senza un adeguato compenso. Inoltre, aspetti come la necessità di neve artificiale per una stazione sciistica nel deserto e l’ingente impatto ambientale del progetto sollevano dubbi sulla sua sostenibilità.
La costruzione di Neom è parte integrante della Saudi Vision 2030, un piano di riforma economica e sociale voluto dal principe bin Salman. Sebbene rappresenti un simbolo di modernità, le controversie riguardo ai diritti umani e all’impatto ambientale persistono.
Recentemente, il consorzio WeBuild sembrerebbe sia stato selezionato per una commessa di rilievo all’interno del progetto Trojena. Si prevede per questo lotto la costruzione di tre dighe per creare un lago artificiale, centrale nel progetto, con un valore stimato di 5 miliardi di euro. Questa maxi-commessa, se confermata, segue la vittoria di WeBuild per la costruzione della linea ad alta velocità a Neom, contratto da 1,4 miliardi di euro.