Finalmente anche la stampa nazionale spezza una lancia a favore del calcestruzzo e delle opportunità di sviluppo economico e sociale che comporta una considerazione appropriata e corretta del suo utilizzo nelle costruzioni e nella manutenzione dei territori. Lo fa il quotidiano “La Repubblica“, con un bell’articolo pubblicato sul portale del quotiamo proprio l’altroieri, in cui dichiara che “per lo sviluppo sostenibile e socio-economico del Paese la filiera del cemento e del calcestruzzo ha un ruolo strategico. Per questo gli operatori del settore sono impegnati nel miglioramento delle proprie performance ambientali e nel fornire prodotti sempre più efficienti e sostenibili”.
L’indice LCA (Life Cycle Assessment) e le politiche di edilizia sostenibile sono parte di una “new wave” che promuove tecnologie e materiali specifici. Ma secondo Repubblica, c’è di più, nella considerazione critica a favore dell’utilizzo della “pietra liquida”. “Ad esempio, il calcestruzzo è per sua natura un materiale durabile, con prestazioni costanti nel tempo, e ha esigenze di manutenzione nettamente inferiori rispetto ad altri materiali – si legge sul portale del quotidiano – Guardando all’intero ciclo di vita di un’opera, ciò significa un minor consumo di risorse naturali e una conseguente riduzione delle emissioni complessive correlate nell’ambiente costruito”.
Sotto il profilo della stessa sostenibilità, inoltre “si ottiene una notevole riduzione dell’impronta di carbonio di un edificio anche grazie all’utilizzo di prodotti con alto contenuto di riciclato e sottoprodotto (scarti da costruzione e demolizione, scaglie di laminazione, loppa d’altoforno granulata macinata, ceneri, fumi di silice) riducendo in modo significativo gli impatti ambientali e la quota di energia inglobata nei materiali da costruzione associati alla fase cradle to gate (dalla culla al cancello ovvero la fase di produzione) del ciclo di vita dell’edificio”.
La Repubblica chiama in causa poi uno dei rappresentanti del calcestruzzo nazionale come Antonio Buzzi, vicepresidente di Federbeton (nella foto di apertura). “La strada per la carbon neutrality è lunga e necessita di sforzi concreti da parte dell’industria e delle istituzioni – spiega Buzzi – Un impegno reso ancora più necessario in momenti complessi come quello attuale. Nonostante le difficoltà, la filiera ribadisce la volontà di proseguire nella direzione tracciata dalla strategia di decarbonizzazione, favorendo un dialogo costruttivo con i territori e le comunità locali”.
“Lo sforzo del settore nel fare la sua parte nel processo di decarbonizzazione è evidente nel Rapporto di Sostenibilità 2021 – conferma l’articolo della Repubblica – Le performance delle aziende riunite in Aitec, Atecap e Assobeton, che in Federbeton rappresentano i produttori di cemento, calcestruzzo preconfezionato e manufatti in calcestruzzo, rilevano investimenti che denotano l’impegno concreto del settore, con 160 milioni di euro investiti in tecnologie per il miglioramento continuo dei livelli di sostenibilità degli impianti e per la protezione dei lavoratori nel triennio 2019-2021″.