Per gli aggregati e i filler, di origine naturale, industriale o da riciclo, oltre alle miscele degli aggregati stessi destinate alla produzione di calcestruzzo, è stata pubblicata la nuova norma europea UNI EN 12620 che fornisce i criteri di classificazione del materiale secondo caratteristiche geometriche, fisiche e chimiche, prescrivendo un sistema di controllo della produzione mirato a soddisfare la conformità ai requisiti necessari alla marcatura CE.
In Italia per l’utilizzo di aggregati conformi alla UNI EN 12620 sono stati elaborati di recente dalla commissione Cemento malte calcestruzzi e cemento armato due documenti. Il primo – UNI 8520 parte 1 – contempla chiarimenti in merito alla designazione, alla conformità e alle frequenze di prova degli aggregati. Nel merito, si tratta: della provenienza (nome della cava, località di estrazione o sito produttivo) e del produttore (se il materiale è stato ripreso in un deposito o lavorato meccanicamente, devono essere dichiarati sia la fonte che il deposito); della natura petrografica con descrizione sintetica delle caratteristiche petrografiche (UNI EN 932-3); per gli aggregati grossi riciclati delle categorie di appartenenza secondo il prospetto 20 della UNI EN 12620; della dimensione e distribuzione granulometrica dell’aggregato secondo il punto 4 della UNI EN 12620.
Nella seconda parte – UNI 8520 parte 2 – si trovano indicazioni per l’utilizzo di aggregati conformi alla UNI EN 12620 in funzione della destinazione finale del calcestruzzo ed è un utile riferimento per la redazione di capitolati e per le contrattazioni (cioè i rapporti tra committente, cliente e fornitore) e riguarda la scelta delle categorie di aggregati previsti nella UNI EN 12620 per ottenere calcestruzzi di adeguata resistenza e durabilità in funzione della destinazione d’uso.