Per l’industria italiana dei beni strumentali, il 2020 è stato un anno molto complicato, sebbene migliore rispetto alle attese stilate a inizio pandemia, con il fatturato crollato del 14% rispetto all’anno precedente, registrando 41 miliardi di euro in meno.
Secondo i dati elaborati dal Gruppo Statistiche FEDERMACCHINE, la federazione delle imprese italiane costruttrici di beni strumentali, sul risultato complessivo hanno pesato sia la forte riduzione dell’export – crollato a 28 miliardi di euro, pari al 14% in meno rispetto all’anno precedente – sia il calo delle consegne dei costruttori sul mercato interno, scese del 15% a 14 miliardi. Decisamente pesante la riduzione del consumo che ha solo sfiorato i 21 miliardi di euro, rispetto ai 26 miliardi registrati nel 2019 (-18%). Invariato invece il numero delle imprese e degli occupati: sono oltre 200.000 gli addetti impiegati nelle circa 5.000 aziende del settore.
Nel 2021, la situazione è in costante miglioramento. Le esportazioni di macchinari italiani, nel periodo gennaio-marzo, sono cresciute del 6,8%. Le vendite in UE, Extra Ue e America Meridionale crescono più che nelle altre aree del mondo. Anche le importazioni italiane del primo trimestre dell’anno segnano una crescita del 6,7% a dimostrazione della ripresa di attività anche sul mercato interno.
Secondo FEDERMACCHINE, tutti gli indicatori economici cresceranno in modo sostenuto: fatturato (+11,1%), export (+11,8%), consumo (+9,7%), consegne interne (9,7%) e import (9,7%). L’incremento non sarà sufficiente a recuperare il terreno perso nel 2020 ma permetterà di ridurre il gap con i risultati pre-pandemici.
“Il totale recupero avverrà nel 2022 grazie alla ripresa dell’attività oltre confine – incentivata e facilitata, immaginiamo, dal procedere in tutto il mondo della campagna vaccinale – e grazie alla ripresa degli investimenti in nuovi macchinari in Italia che già rilevano molti settori che fanno capo a FEDERMACCHINE, sostenuta anche dagli incentivi 4.0.” ha commentato Giuseppe Lesce, presidente FEDERMACCHINE, in occasione dell’assemblea annuale della federazione. “A tal proposito chiediamo che le misure attualmente previste quali credito di imposta per le nuove macchine e per le tecnologie 4.0 divengano strutturali così da accompagnare le imprese in un processo graduale e continuo di aggiornamento e trasformazione, presupposto indispensabile per vincere la sfida della competitività internazionale. Per questo occorre uno scatto deciso da parte delle autorità di governo per aggiornare l’offerta formativa del sistema scolastico a vocazione tecnica tecnologica così da allinearlo all’evoluzione del contesto e da renderlo interessante per i giovani. In questo senso crediamo che i fondi resi disponibili dal Pnrr per Its – e destinati alla creazione di laboratori 4.0 e infrastrutture tecnologicamente avanzate – saranno utili per valorizzare ulteriormente questi istituti da cui “usciranno” giovani professionisti da inserire nelle nostre aziende”.