La circostanza richiama alla memoria il tragico crollo del viadotto Polcevera, tristemente noto ai più con il nome di Ponte Morandi. L’Italia venne toccata dalla notizia arrivata lo scorso aprile dall’America, benché le dinamiche del crollo del Francis Scott Key Bridge di Baltimora siano estremamente differenti da quelle che hanno portato al crollo del ponte di Genova, e alla morte di 43 persone, in quella mattina del 14 agosto del 2018.
La ricostruzione del ponte crollato a Genova, ora ponte San Giorgio, porta la firma di Webuild, il General Contractor leader in Italia e con una forte presenza anche all’estero (Stati Uniti compresi). Proprio negli USA, attraverso la controllata Lane, Webuild è pronta a ricostruire il ponte di Baltimora, nello stato del Maryland, crollato a fine marzo in seguito alla collisione di una nave cargo avvenuta con uno dei pilastri di sostegno. Un incidente che ha scosso l’opinione pubblica americana, e che ha portato alla morte di sei persone. È di poche ore fa la notizia che riporta l’avvenuto recupero del quinto corpo di una delle vittime che risultavano disperse nelle acque profonde le fiume Patapsco.
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Il colosso italiano delle grande opere ha dunque presentato, probono, una proposta di ricostruzione, che verrà valutata, insieme alle altre fatte pervenire al Governo degli Stati Uniti. “Siamo pronti a metterci a disposizione, per un rapido ripristino di questo ponte strategico per la mobilità dell’area – ha commentato l’amministratore delegato di Webuild Pietro Salini in una lettera inviata al Segretario per i Trasporti degli Stati Uniti, al Governatore del Maryland, al Direttore del Maryland Port Administration e all’Ambasciatore statunitense in Italia.
“Parteciperemo al Virtual Industry Forum organizzato il 7 maggio dalla Maryland Transportation Authority (MDTA) per la ricostruzione del ponte, e siamo pronti a fornire, in questa prima fase, ogni possibile aiuto in uno spirito pro bono. Il concept design del ponte a cui abbiamo lavorato incessantemente in questo ultimo mese potrà rappresentare un contributo importante in vista della progettazione e della ricostruzione o della nuova costruzione dell’opera”, ha continuato Salini.
Il progetto
La proposta presentata da Webuild prevede un ponte strallato che mira anche a migliorare diversi aspetti funzionali, tra cui la sicurezza, l’adattabilità e la sostenibilità. Il ponte sarà progettato per garantire la massima sicurezza alla navigazione, anche per le navi più grandi. Si ipotizza ad esempio un franco navigabilelo ( spazio che una nave può occupare per sottopassare il ponte) di 65 metri, ben superiore quindi a quello del ponte crollato. Contenuto nella proposta anche l’ampliamento della campata del ponte, che avrà una luce libera di circa 700 metri, con i piloni principali posizionati in acque molto meno profonde e lontani dal canale di navigazione. Tutto ciò consentirà al porto di Baltimora di rimanere un importante scalo internazionale negli anni a venire. È inoltre prevista una carreggiata più ampia, con l’aumento di una corsia per senso di marcia e l’allargamento delle corsie di emergenza, in risposta agli incrementati livelli di traffico del ponte. Le funzionalità smart proposte consentiranno inoltre una gestione più sicura del traffico e tecniche di manutenzione predittiva. È previsto anche l’utilizzo di materiali più sostenibili per preservare l’ecosistema del fiume Patapsco.
La proposta preliminare è stata elaborata in collaborazione con l’architetto Carlo Ratti, docente del Massachusetts Institute of Technology (Mit), e l’ingegnere strutturista francese Michel Virlogeux.
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