L’impiego in cementeria di combustibili alternativi – ottenuti selezionando e recuperando rifiuti a contenuto energetico come carta o plastica – apporta un significativo beneficio ambientale. Da una parte contribuisce a chiudere il ciclo dei rifiuti, evitando di conferire in discarica materiali che possono ancora avere una loro utilità in un contesto di economia circolare, e dall’altra consente di ridurre il ricorso a fonti fossili, indirizzando la produzione di un materiale fondamentale come il cemento nella direzione dell’economia circolare e della sostenibilità. A codificare in maniera inequivocabile questo assunto è il TAR del Lazio, che nei giorni scorsi si è pronunciato contro il ricorso dei Comitati che si opponevano alla Regione Emilia Romagna e alla Buzzi Unicem proprio in tema di utilizzo di combustibili solidi secondari (CSS) presso l’impianto di Vernasca, già autorizzato con delibera regionale.
La recente sentenza conferma, inoltre, la legittimità del decreto c.d. Clini (dm n.22/2013), collocandolo nel quadro più generale delle politiche europee per la creazione e promozione dell’economia circolare.
Per la filiera del cemento e del calcestruzzo, rappresentata da Federbeton, la sentenza del TAR rappresenta un segnale da tempo atteso: la giustizia amministrativa evidenzia come debbano essere le evidenze scientifiche a guidare la politica industriale e ambientale nel nostro Paese.
“I dubbi della popolazione meritano di ricevere ascolto e risposta sul piano del confronto e della trasparenza rispetto a progetti, dati statistici, validazioni accademiche. È per questo, in ottica garantista, che in Italia gli iter autorizzativi sono così articolati e accurati. È per questo che da sempre le imprese, sui territori, promuovono attività capillari di ascolto e incontro con le comunità”, commenta il Presidente di Federbeton Roberto Callieri.
La vita economica e civile del Paese si trova ad un crocevia di portata storica: le risorse del Recovery Fund aprono alla possibilità di ripensare in chiave sostenibile le infrastrutture, le grandi opere e le città del futuro. La filiera delle costruzioni può contare sull’impegno delle imprese del cemento e del calcestruzzo, che forniscono i materiali di base, imprescindibili per ciascun progetto o cantiere: da tempo, le aziende hanno abbracciato una scelta di sostenibilità, investendo nell’ultimo triennio oltre 110 milioni di euro in tecnologie innovative e green.
Tuttavia, le potenzialità e ambizioni ambientali del comparto vanno oltre: gli impianti italiani sono già attrezzati per incrementare l’impiego di combustibili di recupero come i CSS, portando il tasso di sostituzione calorica dall’attuale 20,3% a più del 47% che è la media europea, senza conseguenze negative in termini emissivi.
“Lo sviluppo innovativo di prodotti e processi permette, oggi, di coniugare produttività, qualità dei materiali e ambiente. È un traguardo alla nostra portata dal punto di vista tecnologico. Per raggiungerlo, ci serve tuttavia compiere un passo avanti dal punto di vista culturale, nella consapevolezza di ciascun individuo, comunità, ente pubblico. Confidiamo che la sentenza del TAR possa essere un auspicio in questo senso: solo superando, tutti insieme, gli ostacoli burocratici e i falsi miti che circondano l’uso di combustibili da recupero in cementeria, l’industria italiana sarà in grado di esprimere appieno il proprio contributo in tema di economia circolare. Avvicinando così l’Italia agli obiettivi europei e al traguardo della decarbonizzazione”, conclude Callieri.