Qualche segnale di ripresa lo si è visto, ma per lasciarsi alle spalle la crisi è troppo poco. L’ANCE, come ogni anno, ha presentato i risultati della ricerca svolta dall’Osservatorio congiunturale sull’industria delle costruzioni dai quali si evince come l’Italia, e conseguentemente tutti i settori economici che ne fanno parte, sia ancora ferma al palo. Il contesto internazionale e la debolezza dell’economia italiana finiscono così per creare un connubio fatto di sabbie mobili dalle quali è sempre più difficile uscire, per lo meno in tempi ragionevolmente brevi.
In un contesto difficile, l’apporto del settore delle costruzioni è mancato. Nel 2019 gli investimenti in costruzioni sono cresciuti del 2,3% rispetto al 2018. Nel complesso (e il dato fa spavento) dal 2007 al 2019 il calo complessivo del settore si è attestato a un -35%, con picchi anche del -50,9% se si considerano le sole opere pubbliche. Quelle stesse opere pubbliche per le quali si chiede oggi un rilancio che possa portare giovamento a tutto il paese a partire proprio dal settore delle costruzioni.
Volendosi sforzare di guardare qualcosa di positivo in tutto questo, si nota come nel 2019 si sia verificato il primo segnale positivo (+2,9%) di investimenti in opere pubbliche, dopo una caduta come detto iniziata nel 2005. Il comparto, complessivamente, nel 2019 ha perso il 58% degli investimenti.