La filiera del calcestruzzo italiana si trova al crocevia di sfide epocali: la necessità impellente di decarbonizzare – dettata da normative nazionali sempre più in linea con i dettami dell’Unione Europea – e, al contempo, mantenere e rafforzare la propria competitività a livello globale. Considerato un comparto “hard to abate” per il suo impatto energetico e le emissioni di processo intrinseche, il calcestruzzo italiano guarda con crescente attenzione alle politiche europee. In questo contesto, il Clean Industrial Deal, lanciato dalla Commissione Europea il 26 febbraio, emerge come una roadmap strategica e integrata, che promette misure concrete per accompagnare l’industria europea verso un futuro più sostenibile e resiliente.
Sul tema si è espressa la maggiore associazione nazionale del comparto, Federbeton Confindustria, che ha partecipato di recente all’audizione parlamentare presso la XIV Commissione Politiche dell’Unione Europea in tema di competitività e decarbonizzazione. L’associazione ha chiesto in questa sede ulteriori tutele, affinché l’impegno e gli sforzi per la decarbonizzazione non vengano vanificati.
In particolare, i dubbi sollevati da Federbeton riguardano il gap competitivo rispetto ai Paesi extra-UE, che invece non investono nella tutela dell’ambiente nella misura richiesta alle industrie comunitarie e che quindi hanno costi di produzione nettamente inferiori. Le importazioni di cemento e clinker dai Paesi extra-UE sono quasi decuplicate tra il 2014 e il 2024. Questo dato deve far pensare.
“Il meccanismo CBAM (Carbon Border Adjustment Mechanism) previsto dell’Unione Europea rappresenta uno strumento decisivo in questo senso: applicare una compensazione sulle importazioni basata sull’impronta carbonica dei prodotti è l’unica misura oggi disponibile per difendere la competitività del nostro settore e garantire la decarbonizzazione – ha commentato il direttore generale di Federbeton, Nicola Zampella -. È però fondamentale che la piena implementazione non subisca ritardi e che la sua efficacia sia garantita da adeguati controlli sulle importazioni con una metodologia chiara e vincolante per il calcolo delle emissioni indirette”.
La Commissione intende in questo senso accogliere queste preoccupazioni, e presenterà una proposta dedicata entro la fine del 2025 per compensare i produttori a rischio di carbon leakage, utilizzando i ricavi generati dal CBAM. Questo schema, inizialmente definito per un periodo con revisione nel 2027, mira a garantire la parità di trattamento per i beni CBAM (che includono il cemento) e la compatibilità con le regole del WTO (World Trade Organization). Una misura fondamentale per proteggere la competitività delle esportazioni del settore.

Decarbonizzazione e competitività: il duplice obiettivo del Clean Industrial Deal
L’introduzione del testo del Clean Industrial Deal da parte della Commissione Europea chiarisce subito la sua missione: promuovere ulteriormente la decarbonizzazione e la competitività dell’industria europea. Questo accordo risponde all’esigenza di un approccio ben integrato tra tutte le politiche dell’UE per affrontare sfide cruciali come il divario nei prezzi dell’energia tra l’UE e i suoi principali concorrenti, la domanda stagnante o la concorrenza sleale a livello globale. Al contempo, garantisce alle imprese, grandi e piccole, e agli investitori la certezza che l’Europa è pienamente impegnata a diventare un’economia climaticamente neutra entro il 2050, tenendo conto dell’equità, della neutralità tecnologica e dell’efficienza dei costi, assicurando una transizione giusta e migliorando la sostenibilità ambientale.
Per un settore come il calcestruzzo, investire nella decarbonizzazione rappresenta a questo punto una leva per potenziare la competitività, rafforzare la resilienza economica ed energetica e creare posti di lavoro stabili e future-proof. Si stima che il mercato globale delle sei principali tecnologie energetiche pulite prodotte in massa supererà i 2 trilioni di dollari entro il 2035, con un commercio di tecnologie pulite che raggiungerà i 575 miliardi di dollari nello stesso periodo.
L’Europa ricopre già una forte posizione nell’innovazione e nel commercio di queste tecnologie, con le esportazioni europee di tecnologie a basse emissioni di carbonio aumentate del 65% dal 2017. Mantenere questo vantaggio competitivo richiede prevedibilità nella direzione dell’Europa, un quadro normativo che minimizzi la burocrazia inutile e una rapida ed efficace attuazione delle misure proposte.
(Nella foto di apertura, il direttore generale Federbeton, Nicola Zampella)