All’indomani della cerimonia di posa della prima pietra, il 4 maggio scorso, i lavori della nuova diga foranea del porto di Genova continuano con una spada di Damocle sul capo della cantierizzazione appena avviata. Il caso giudiziario ha come protagonista Eteria, il consorzio di imprese perdente nella gara con Webuild-Fincantieri. Il Tar della Liguria ha accolto, nelle scorse settimane, il ricorso presentato dal gruppo, guidato da Gavio e Caltagirone con la spagnola Acciona e Rcm, e ha annullato la gara.
Il fatto è clamoroso – anche se ha valore solo ai fini risarcitori – e i lavori appena iniziati proseguono in virtù delle clausole di salvaguardia previste dal PNRR, con la permanenza di validità del contratto con Webuild-Fincantieri stipulato dall’Autorità di sistema portuale del Mar Ligure Occidentale (presieduta da Paolo Emilio Signorini, nominato commissario straordinario per la costruzione della diga). Il punto accolto dai giudici, che sarà oggetto di appello, concerne la valutazione sulla capacità tecnica di eseguire l’opera. In particolare, alla richiesta – prevista dal bando – dell’elenco di opere affini già realizzate, Webuild ha indicato il Tuas Terminal di Singapore; a parere dei giudici, un’opera che, sotto il profilo tecnico “non è direttamente riferibile neppure pro quota a Webuild-Sidra” e quindi “non significativa della capacità di realizzare” la diga foranea.
Mentre i legali dell’Autorità si preparano all’appello al Consiglio di Stato, Eteria potrebbe arrivare a una richiesta danni nell’ordine dei 100 milioni di euro (il 10% del miliardo e 300 milioni a cui ammonta il valore dell’appalto). Il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, ribadisce che “il cantiere della diga non si ferma”, nella prospettiva futura di consentire alla grandi navi – per dimensioni di lunghezza fino a 400 metri e di larghezza fino a 65 metri, con capacità di carico oltre i 18.000 container – di entrare finalmente nel porto della Lanterna, raddoppiando il traffico attuale.