mercoledì, Dicembre 3, 2025

Diga Trinità, il MIT dichiara la messa fuori esercizio

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Nel comune di Castelvetrano, in Sicilia, cuore della provincia di Trapani, un’importante infrastruttura idrica si trova da decenni in uno stato di cattiva conservazione e manutenzione. Stiamo parlando della diga Trinità, che fornisce acqua a scopo irriguo per un comprensorio agricolo di oltre 6000 ettari, nella zona compresa tra Campobello di Mazara, Mazzara del Vallo e Castelvetrano. L’opera di sbarramento, realizzata tra il 1954 e il 1959 e mai collaudata, è stata messa fuori esercizio nelle scorse ore dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, mediante una lettera inviata da Roma alla regione Sicilia.

La storia dell’invaso Trinità, un bacino artificiale ottenuto dallo sbarramento del fiume Arena, è stata tristemente inficiata da una cattiva gestione della “cosa pubblica”, che porta oggi alla conclusione di un procedimento di messa fuori esercizio, con l’ulteriore riduzione dei livelli d’accumulo delle acque, che passano a 50-54 metri sul livello del mare (dai 68 metri originariamente previsti per l’invaso). L’acqua in eccesso dovrà essere riversata al di fuori della diga, con tutto ciò che questo implica.

Dal 2022 a oggi la diga è stata gestita in “esercizio limitato”, con la quota autorizzata di accumulo fissata a 62 metri sul livello del mare con obbligo di tenere aperte le paratie di superficie a causa delle “gravi carenze e criticità di manutenzione rilevate nell’ambito dell’attività del gestore”, come si legge nella lettera del ministero. Ma come si è arrivati a questo punto?

A causare il progressivo svuotamento del bacino idrico è proprio la decisione di lasciare aperte le paratie, che vanno a scaricare l’acqua in mare. Come spiega l’architetto Trombetta – responsabile dell’impianto per conto della regione Sicilia – in un’intervista a Repubblica, questa è “una storia che ormai conoscono tutti. La diga, che risale agli anni Cinquanta, non venne mai collaudata. Di conseguenza c’è il rischio che una pressione eccessiva dell’acqua possa avere effetti devastanti. Per questa ragione il ministero ha disposto che il livello dell’acqua debba essere diminuito”. Decisione che però rappresenta un grande spreco per l’invaso che potrebbe contenere 16 milioni di metri cubi.

A partire dall’aprile 2024 il ministero ha avviato il procedimento per l’ulteriore limitazione nell’accumulo o la messa fuori esercizio dell’invaso, lasciando la possibilità alla Regione Sicilia – in qualità di gestore dell’infrastruttura – di far pervenire, entro 20 giorni, le proprie osservazioni in merito a eventuali elementi di valutazione aggiuntivi. Il dipartimento regionale ha chiesto la sospensione del procedimento al ministero, dando, nel frattempo, incarico a un gruppo di tecnici per gli studi di rivalutazione della sicurezza sismica della diga. Questi elementi aggiuntivi pare non siano stati ritenuti sufficienti dal ministero, che nella lettera parla di “gravi carenze di sicurezza in condizioni statiche, sismiche e di piena”, ma anche con “gravi carenze di manutenzione e sicurezza con possibilità raggiungimento di stati limite ultimi anche in assenza di sisma”.

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L’opinione di Concrete News

Tutte queste premesse danno il polso di una situazione drammatica, in una regione che negli ultimi anni è stata messa in ginocchio dalla siccità, che ha causato gravi danni al comparto agro alimentare e alle famiglie, ma che non può e non deve essere utilizzata e strumentalizzata come piaga universale per giustificare una sostanziale mala gestione delle risorse e delle infrastrutture strategiche pubbliche. In questo caso, il lago Trinità sta scomparendo e non è per la mancanza di acqua, ma per la mancanza di cura che sta mettendo a rischio la sopravvivenza di tanti vitigni.

La decisione del ministero lascia la possibilità di un successivo riesame in “seguito a una progettazione ed esecuzione di interventi di incremento della sicurezza della diga”. Seguiremo gli sviluppi di questa ennesima triste vicenda che riguarda la gestione delle risorse pubbliche nel Mezzogiorno, troppo spesso lasciato ad un’incuria ingiustificabile che penalizza il territorio, le famiglie e l’economia.

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