All’appello dei morti ora si aggiunge la conta degli irregolari. I lavoratori sembrano davvero le vittime predestinate del sistema di subappalti che stende un’ombra sempre più scura sulla tragedia dell’Esselunga in corso di costruzione nel cantiere di Firenze. Facendo un breve excursus, ricordiamo che La Villata Spa è la società immobiliare controllata al 100% da Esselunga a cui fa capo il progetto del nuovo supermercato, mentre la ditta esecutrice dei lavori è la Aep-Attività edilizie pavesi di Pieve del Cairo. Da qui parte una cascata di subappalti che identificano ben 61 imprese autorizzate ad accedere al cantiere di via Mariti, secondo la documentazione prodotta alla Asl dal responsabile della sicurezza.
Un arcipelago impressionante, quello dei subappalti per la nuova Esselunga fiorentina, con presenze consuete che comprendono, tra le altre, veterani del movimento terra come Vangi, Toscopali per le fondazioni speciali e l’Rdb per le strutture prefabbricate, azienda tra quelle poste sotto la lente delle indagini proprio in queste ultime ore. Le verifiche cercheranno di escludere un problema di natura strutturale della trave crollata e si estenderanno ai segmenti di altri componenti prefabbricati (come quelli del dente del pilone su cui poggiava la trave al momento del crollo) e dei materiali da costruzione impiegati nel cantiere.
Numerose le microimprese individuali, con titolari stranieri, nella lunga lista dei subappalti dell’Esselunga fiorentina, per un assembramento che assomiglia a una selva inestricabile, anche sotto il profilo delle qualifiche professionali dei lavoratori coinvolti (alcuni con il contratto, meno oneroso e impegnativo, dei metalmeccanici, al posto di quello destinato agli operai edili). Una dichiarazione di Rossano Massai, presidente regionale dei costruttori rappresentati da Ance, punta il dito contro “la liberalizzazione totale nei cantieri privati” intimata dalle regole europee. Un’indicazione che contrasta con la cultura della formazione e della sicurezza, spesso violata sistematicamente proprio dai cosiddetti subappalti a cascata, soprattutto nella brutta stagione -ancora in corso – degli “affaristi del bonus”, spuntati come funghi dopo le politiche di incentivi statali avviate nella stagione dei governi Conte post-pandemia.