Con questi obbiettivi alcuni ricercatori questa settimana sono tornati in i.lab, la sede di Italcementi, chiusa dal 9 marzo 2020. Ovviamente con tutti i necessari controlli all’ingresso, tra cui la rilevazione della temperatura, e strettissime regole di sicurezza e di distanziamento sociale all’interno dell’edificio.
«Abbiamo pensato che anche la nostra struttura di ricerca potesse dare un contributo in questa fase difficile – spiega Enrico Borgarello, direttore della ricerca Italcementi -. Abbiamo in sede alcune stampanti 3D che potrebbero dare un contributo nella realizzazione di valvole per respiratori, così preziose in questa fase in cui molte persone stanno lottando contro il virus. Inoltre, grazie alle nostre competenze in materia di chimica, siamo perfettamente in grado di realizzare liquidi e gel disinfettanti che ci possono rendere autonomi, lasciando ad altre aziende e famiglie i prodotti che avremmo invece acquistato noi».
Infine, la ricerca vera e propria, mirata a cogliere le capacità di contrasto ai virus che materiali come il cemento possono mettere a disposizione per ambienti più salubri: «Il cemento è alcalino, quindi contrasta naturalmente germi e batteri. A esso abbiamo aggiunto, negli anni passati, sostanze come il biossido di titanio: così è nato il cemento “mangiasmog”, che dalle nostre ricerche risulta avere anche una azione antibatterica ancora più forte. Ora stiamo studiando, insieme ad alcuni centri di ricerca e ospedali, la sua capacità di contrastare virus come quello che ha causato l’attuale pandemia». La ricerca al servizio dell’interesse pubblico, quindi. «Penso sia un dovere di tutti i ricercatori, anche quelli di settori apparentemente lontani come il nostro, fare del proprio meglio in un momento in cui tutta l’umanità sta lottando contro un nemico così insidioso. Ognuno per il proprio ambito può contribuire a cercare soluzioni che, tutte insieme, possono contrastare questa e altre malattie e consentire di vivere in ambienti più sicuri e salutari».