Secondo una nuova norma appena approvata, i produttori di calcestruzzo fibrorinforzato dovranno essere certificati dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici. La decisione rientra nel documento pubblicato dall’Ufficio Tecnico Centrale denominato “Linee guida per l’identificazione, la qualificazione, la certificazione di valutazione tecnica ed il controllo di accettazione dei calcestruzzi fibrorinforzati FRC (Fiber Reinforced Concrete)”. Le stesse linee guida sono poi state approvate con Decreto del Presidente del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici n. 208 del 9 aprile 2019. La motivazione appare quanto mai chiara, poiché come è stato evidenziato “è ritenuto necessario e urgente … onde consentire lo svolgimento delle attività del Servizio Tecnico Centrale relative al rilascio delle certificazioni di idoneità tecnica all’impiego dei materiali e prodotti da costruzione per uso strutturale e non soggetti a marcatura CE”. Le linee guida risultano essere già attuative nonché obbligatore.
Una premessa: allo stato attuale delle cose, le NTC 2018 prevedono che tutti i materiali e prodotti da costruzione, quando vengono impiegati per uso strutturale, debbano necessariamente essere identificati e in possesso di specifica qualificazione all’uso previsto ed altresì essere oggetto di controlli in fase di accettazione da parte del Direttore dei lavori.
Quando i prodotti da costruzione per uso strutturale non sono marcati CE o non sono dotati di ETA (European Technical Assessment), devono essere in possesso di un “Certificato di Valutazione Tecnica” (CVT) rilasciato dal Servizio Tecnico Centrale (nel seguito STC), sulla base di linee guida approvate dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici.
L’OBBLIGO DELLE CERTIFICAZIONI DELLE RICETTE
Da questo preambolo nasce in un certo senso l’obbligo delle certificazioni delle ricette impiegate per la produzione del calcestruzzo. Non solo chi produce calcestruzzo fibrorinforzato, ma anche chi lo prescrive e chi lo impiega è tenuto ad adottare il medesimo iter.
Non è però del tutto chiaro quali siano nello specifico i calcestruzzi che necessitano di certificazione. Il decreto di pubblicazione parla di “materiali e prodotti da costruzione per uso strutturale e non”. Si potrebbe dedurre che l’obbligo valga per qualsiasi tipo di calcestruzzo, mentre il testo delle Linee Guida al Capitolo “1. SCOPO E CAMPO DI APPLICAZIONE” riporta che “La presente Linea Guida fornisce le procedure per l’identificazione, la qualificazione ed il controllo di calcestruzzi fibrorinforzati, denominati FRC (Fiber Reinforced Concrete), impiegati per la realizzazione di nuovi elementi strutturali e per il consolidamento di strutture esistenti. I calcestruzzi fibrorinforzati FRC devono essere preparati nello stabilimento del Fabbricante e forniti in cantiere come prodotto pronto per l’impiego oppure come prodotto secco premiscelato al quale va aggiunta l’acqua in cantiere.”
Stando a quanto sopra, si potrebbe dedurre che dovrebbero essere certificate con il CVT solo le ricette per calcestruzzi ad uso strutturale e quindi non i calcestruzzi utilizzati per scopi non strutturali.
Per quanto concerne la produzione delle fibre, nelle linee guida è precisato che “devono essere utilizzati materiali e componenti qualificati secondo le procedure applicabili. In particolare le fibre devono essere marcate CE, in accordo con le norme europee armonizzate EN 14889-1 (per le fibre realizzate in acciaio) e EN 14889-2 (per le fibre in materiale polimerico).”.
La principale caratteristica che deve essere dimostrata per il calcestruzzo è quella del comportamento del NTC a trazione. L’aggiunta di fibre disperse in una matrice cementizia è finalizzata infatti soprattutto a modificare le proprietà meccaniche, per contrastare l’apertura progressiva delle fessure e per conferire al prodotto (calcestruzzo o malta), dopo la fessurazione, una significativa resistenza residua a trazione fino al raggiungimento di uno sforzo nullo a trazione per un valore significativo dell’apertura di fessura.
Oltre a ciò, le Linee Guida prevedono che siano definite le classi prestazionali della resistenza alla compressione, della consistenza e della esposizione. Si chiede anche che sia definito il limite di proporzionalità (tensione corrispondente). Il limite di proporzionalità e la classe di tenacità sono determinabili sulla base di un test a flessione su un provino di dimensioni (b x h) 150´150 mm in sezione, lunghezza 550÷700 mm, intagliato centralmente, semplicemente appoggiato alle estremità e caricato con un carico centrale (EN 14651).
Chi vuole produrre i calcestruzzi fibrorinforzati deve ottenere il CVT dal Servizio Tecnico Centrale del Consiglio Superiore dei LLPP, ma per ottenerlo, deve avere anche un FPC certificato secondo la norma UNI EN ISO 9001.