Nel complesso delle opere di realizzazione del viadotto Assino 2, insinuato all’interno della direttrice stradale della SS 219 di Pian d’Assino, in provincia di Perugia, il 31 gennaio scorso è stato realizzato il getto della fondazione. In questa fase cruciale, l’impresa Colabeton (gruppo Financo) ha svolto un ruolo fondamentale fornendo un calcestruzzo performante, prodotto con cemento d’altoforno proveniente dallo stabilimento Colacem di Ghigiano (Gubbio).
Il cemento utilizzato – di classe III/B – è caratterizzato da un contenuto di materiali riciclati superiore al 63%, caratteristica che permette di ottemperare alle prescrizioni dei Criteri Ambientali Minimi (CAM) del Ministero della Transizione Ecologica. L’aggiunta di loppa d’altoforno conferisce al cemento particolari caratteristiche tecniche, come un limitato sviluppo del calore di idratazione e una riduzione delle emissioni di CO₂, annoverandolo tra i materiali a minor impatto ambientale.
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Colacem e Colabeton sono costantemente impegnate nel garantire a progettisti e costruttori prodotti ottenuti con le migliori tecnologie disponibili. Funzionalità e rispetto dell’ambiente lavorano insieme per costruire la rete stradale del futuro.
Il viadotto Assino 2 è parte integrante della variante al tracciato della SS 219 “di Gubbio e Pian d’Assino”, un progetto che punta a migliorare gli standard di sicurezza e accessibilità dei collegamenti del territorio, velocizzando il percorso da e per la E45 in direzione Perugia, a beneficio di imprese e cittadini. L’intervento prevede la realizzazione di un nuovo tratto di 3,7 km, comprendente lo svincolo di Pietralunga, quattro gallerie per una lunghezza complessiva di 1,3 km, quattro viadotti e tre sottopassi.
La scelta del cemento d’altoforno tipo III/B si inserisce in una strategia più ampia di sostenibilità ambientale. Questo tipo di cemento, grazie al suo basso contenuto di clinker e all’elevata percentuale di materiali riciclati, contribuisce significativamente alla riduzione dell’impatto ambientale delle opere infrastrutturali. Inoltre, il basso calore di idratazione riduce il rischio di fessurazione nelle strutture massive, garantendo una maggiore durabilità dell’opera.