“Riesce davvero arduo comprendere la logica che ha ispirato il Decisore verso il letale mix di misure che sarebbero inserite nella bozza del DL semplificazione che sta circolando: eliminare le percentuali massime di subappalto anche in caso di lavorazioni superspecialistiche, potenziare il criterio del massimo ribasso, innalzare la soglia per gli affidamenti diretti di servizi e forniture, e ridurre il numero degli operatori economici invitati alla gara nei lavori pubblici tra un milione e la soglia comunitaria – esordisce Carla Tomasi , Presidente Finco.
Chi propone simili “soluzioni” (si fa per dire) ha una visione della qualità delle opere e della qualificazione di impresa assai distante dalla nostra.
Se si cede al concetto del “Contraente generale” che distribuisce a suo piacimento i lavori ai subappaltatori con ribassi inaccettabili (visto che anche il ribasso massimo tra il prezzo di aggiudicazione dell’appaltatore e quanto corrisposto al subappaltatore è destinato a finire sotto la scure di questo DL) selezionandoli non certo su requisiti di qualità quanto di risparmio, l’esito non potrà essere che catastrofico.
Le stazioni appaltanti, non avendo i tecnici adeguati, per numero e qualità, per un effettivo, continuo e puntuale controllo dei lavori, già oggi, come è oramai consuetudine, delegano progettazione esecutiva, varianti, controlli, contabilità, giornale dei lavori alle imprese contraenti.
In questo contesto – formalizzare di fatto questa situazione patologica con i provvedimenti proposti che, tra l’altro, prevedono un ampio uso di procedure negoziate senza bando e l’appalto integrato anche sulla base della sola fattibilità tecnico economica – sarebbe gravissimo, particolarmente ora in vista del massiccio impegno economico e operativo in programma con il PNRR.
Se la maggiore criticità dell’appalto nasce dalla stazione appaltante, la soluzione paradossale proposta è superare il problema delegando totalmente l’opera all’impresa appaltatrice (la Legge Obiettivo non è evidentemente bastata…), con le conseguenze che abbiamo drammaticamente visto nelle stagioni passate e che sono, non a caso, alla base di ogni tentativo di riformare le regole degli appalti.
Se lo Stato non ha la forza di ristrutturare e qualificare le stazioni appaltanti e, per contro, risolve il problema affidando gli appalti ad imprese operanti con massimo ribasso, procedure di affidamento poco trasparenti e subappalto senza regole – e non parliamo dei tempi di pagamento – la qualità delle opere, la sicurezza degli operatori, la qualificazione delle imprese stesse sarà destinata ad un inevitabile collasso. Sono queste le modalità di ricostruzione alle quali tutta la Nazione aspira?” conclude Carla Tomasi.
da Ufficio Comunicazione Finco
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