Arrivano dati significativi dall’ultimo Rapporto sulla Sostenibilità diffuso da Federbeton: oltre 311.000 tonnellate di emissioni di CO₂ evitate, più di 110 milioni di euro di investimenti in tecnologie innovative, 1,6 milioni di tonnellate di materiali alternativi recuperati e utilizzati in sostituzione di materie prime naturali nel processo produttivo.
Il Rapporto è stato realizzato sulla base delle performance delle aziende riunite in Aitec e Atecap, le associazioni dei produttori di cemento e calcestruzzo. Di qui emerge l’impegno della filiera sul fronte della sostenibilità ambientale. Nel 2019 sono 311.615 le tonnellate di CO₂ non emessa in atmosfera, con un miglioramento del 11,9 per cento della performance ambientale rispetto all’anno precedente. Come ha spiegato Antonio Buzzi, Vicepresidente di Federbeton, è stato possibile ottenere questo risultato grazie anche alla presenza di biomassa nei combustibili di recupero impiegati nella produzione del cemento . “Questo è solo uno dei risultati ottenuti grazie all’impegno e agli investimenti dell’industria italiana, in termini di ricerca e sviluppo di soluzioni per l’ambiente e la sicurezza, e che ammontano a quasi 110 milioni di euro nell’ultimo triennio”, ha continuato Buzzi. Dal Rapporto emerge che le straordinarie potenzialità della filiera non riescono ancora a trovare piena espressione a causa del contesto normativo e culturale. I dati mettono in luce che gli impianti italiani sono già attrezzati per sostenere un tasso di sostituzione calorica con combustili di recupero di almeno il 50 per cento, ma ad oggi il tasso si attesta sul 20,3 per cento, un risultato ancora lontano rispetto alla media dei Paesi europei del 47 per cento. Dal rapporto emerge anche che la valorizzazione energetica dei rifiuti non pericolosi non più riciclabili consentirebbe di chiudere il ciclo della raccolta differenziata, evitando di conferire in discarica materiali che possono ancora avere una loro utilità in un contesto di economia circolare. “Situazione simile si riscontra per l’utilizzo dei rifiuti da costruzione e demolizione come aggregati per la produzione di calcestruzzo, anche strutturale, – spiega ancora Buzzi – dal quale si potrebbe ottenere un risparmio di aggregati naturali di oltre 15 milioni di tonnellate. Vale a dire un mancato conferimento in discarica di materiali di scarto del settore delle costruzioni e demolizioni pari a circa il 10 per cento di tutti i rifiuti speciali che ogni anno vengono prodotti in Italia e che ammontano a circa 130 milioni di tonnellate”. In sintesi, la riflessione che emerge dal rapporto è che la filiera è pronta a fare la sua parte ma è necessario agire per sbloccare una situazione che pone un freno allo sviluppo sostenibile e riduce i vantaggi per la collettività.