È stata pubblicata la nuova prassi di riferimento UNI/PdR 176:2025 per il calcestruzzo preconfezionato, un documento che segna un passo importante verso una filiera più sostenibile, trasparente e tracciabile. L’obiettivo è ridurre le emissioni e promuovere l’uso di un materiale essenziale per l’edilizia, ma con un impatto ambientale più contenuto. La sostenibilità dei materiali da costruzione, e in particolare del calcestruzzo, entra così in una nuova fase grazie al lavoro congiunto di UNI e ATECAP (Associazione Tecnico Economica del Calcestruzzo Preconfezionato), che hanno definito criteri oggettivi per misurarne concretamente l’impatto ambientale.
La nuova prassi si fonda sul concetto di “classi di efficienza ambientale” e introduce un sistema di valutazione basato sul rapporto tra resistenza meccanica del materiale e livello di emissioni di CO₂. Questo approccio consente di quantificare la sostenibilità del calcestruzzo lungo tutto il ciclo di vita del prodotto, dalla produzione all’utilizzo in cantiere. Il punto di partenza è la classificazione definita nella UNI 11104:2025, che utilizza l’indicatore GWP (Global Warming Potential) per assegnare al calcestruzzo una classe di impatto ambientale. In questo modo la sostenibilità diventa un parametro tecnico verificabile, utile sia in fase progettuale sia nella scelta dei materiali più idonei dal punto di vista ambientale.
La nuova prassi non riguarda solo il materiale in sé, ma coinvolge l’intera filiera del calcestruzzo. Dalla progettazione alla produzione, fino alla posa in opera, ogni fase è ora valutabile secondo criteri ambientali misurabili. La UNI 176:2025 non si limita a definire prestazioni meccaniche o fisiche, ma introduce una visione più ampia, che integra durabilità, tracciabilità e impatto ambientale. In sostanza, uno strumento che accompagna la transizione del comparto verso un’edilizia realmente sostenibile.
Atecap ha accolto con favore la pubblicazione della nuova prassi. Rispetto al passato, si supera l’idea – spesso fuorviante – che sostenibilità significhi semplicemente usare meno cemento o calcestruzzi poveri. Il nuovo approccio riconosce, invece, il valore dell’equilibrio tra performance strutturali, durabilità e riduzione delle emissioni. Un calcestruzzo sostenibile, in quest’ottica, è un materiale che garantisce buone prestazioni meccaniche, lunga durata e ridotta necessità di manutenzione nel tempo.