martedì, Ottobre 14, 2025

Energia: l’aumento dei costi mette a rischio la tenuta del settore del cemento

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Elettricità, combustibili, quote di emissione: continua senza freni il rally dei costi energetici da cui dipende la competitività dell’industria italiana del cemento, che impiega in Italia circa 32mila addetti e che rappresenta l’architrave del mondo delle costruzioni, centrale per il rilancio e la ripartenza del Paese.

Secondo i dati elaborati da Federbeton Confindustria, il costo complessivo di produzione è cresciuto di oltre il 50% a causa dell’incremento dei costi energetici e ambientali (+700% rispetto alla media del 2020).

L’Italia e l’Europa stanno infatti attraversando una crisi energetica che non ha precedenti nella storia recente. Il prezzo del gas metano è aumentato di otto volte rispetto a gennaio 2020 mentre il costo dell’energia elettrica ha registrato il suo massimo storico. A completare il mix energetico che caratterizza la produzione c’è l’andamento del prezzo del petcoke, il combustibile utilizzato nel settore, più che triplicato rispetto a inizio 2020. Preoccupante, inoltre, la crescita del valore dei diritti di emissione di CO2.

Il settore è, peraltro, già impegnato nella sfida per la decarbonizzazione per la quale dovrà mettere in campo investimenti per 4,2 miliardi di euro, oltre a extra-costi operativi pari a circa 1,4 miliardi annui.

Questa situazione, aggravata dai recenti risvolti in politica internazionale, mette a rischio la tenuta dell’industria italiana del cemento. Il settore potrebbe perdere di competitività nei confronti dei Paesi extra-EU che hanno standard ambientali, e di conseguenza costi, più bassi. Ciò significherebbe legare alle importazioni l’approvvigionamento dei materiali fondamentali per la costruzione di case, ospedali, infrastrutture.

È necessario attivare tutte le soluzioni a disposizione per scongiurare questo rischio.

«Abbiamo in Italia una risorsa energetica a kilometro zero, economica, già pronta a essere utilizzata per esempio nei forni delle cementerie al posto di prodotti petroliferi: si tratta solo di superare pregiudizi, lentezze burocratiche e di decidere una semplificazione normativa – commenta Roberto Callieri, Presidente di Federbeton -. Sto parlando dei combustibili solidi secondari (CSS), ricavati da quella parte non riciclabile dei rifiuti che oggi come oggi mandiamo in discarica, all’incenerimento o ancora peggio mandiamo all’estero, pagando altri per farsi carico del problema. Utilizzare i CSS comporterebbe un grande vantaggio per la bolletta energetica del Paese, consentendo all’industria del cemento di recuperare competitività in un momento in cui, tra i costi dell’energia e gli investimenti per la decarbonizzazione, tutto il settore rischia di chiudere i battenti, finendo per impoverire tutto il settore industriale italiano con ovvie ed immaginabili ricadute sul piano occupazionale».

Ricavati da quella parte non riciclabile dei rifiuti che oggi vengono destinati alla discarica, all’incenerimento o inviati all’estero, con ulteriori costi, i combustibili solidi secondari sono materiali non pericolosi che immessi in modo sicuro e controllato in un ciclo produttivo come quello del cemento possono sostituire i derivati del petrolio, riducendo drasticamente le emissioni di CO2.

In un momento in cui prende piede l’idea di un ritorno al carbone, i CSS costituiscono quindi una soluzione valida in termini di sostenibilità (economica e ambientale), già ampiamente utilizzata in tutta Europa: i paesi europei più avanzati arrivano infatti a oltre il 60%, a volte anche all’80%, mentre in Italia la sostituzione dei prodotti petroliferi tramite CSS è limitata a circa il 21%. Secondo la stima elaborata dal Laboratorio REF Ricerche, un tasso di sostituzione del 66% in Italia porterebbe al taglio di 6,8 mln di tonnellate di CO2 emesse in atmosfera, grazie al mancato conferimento in discarica che verrebbe sostituito dalla valorizzazione energetica in cementeria.

È dunque ora di superare pregiudizi, lentezze burocratiche e permettere di usufruire di una risorsa energetica alternativa già disponibile. Si tratta di un’opportunità per l’ambiente, la collettività e l’indipendenza energetica del Paese.

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